Paola Manfredi

Paola Manfredi nacque a Milano il 30 settembre 1889. In un’epoca in cui alle donne era ancora difficile affermarsi in ambito accademico e scientifico, conseguì nel 1913 la laurea in Scienze Naturali presso l’Università di Pavia. Pochi anni dopo l’inizio della sua formazione, nel 1916 entrò in servizio come assistente presso l’Acquario Civico e Stazione di Biologia e Idrobiologia Applicata di Milano, istituzione museale dedicata allo studio degli ecosistemi acquatici e alla divulgazione naturalistica. Assunta formalmente nel 1919 all’Acquario (all’epoca una sezione distaccata del Museo Civico di Storia Naturale di Milano), dedicò i suoi primi anni di carriera allo studio dell’ittiologia (la biologia dei pesci) e della piscicoltura, acquisendo una profonda competenza nell’allevamento e cura di specie acquatiche.

Negli anni Venti e Trenta, Paola Manfredi emerse come una delle pochissime scienziate italiane attive nel campo dell’idrobiologia e della zoologia applicata. Parallelamente agli studi sui pesci e sugli ambienti d’acqua dolce, ampliò i propri interessi scientifici verso altri campi: dopo circa un decennio di lavoro all’Acquario Civico, iniziò ad occuparsi anche di zoologia degli invertebrati, in particolare di miriapodologia, la branca che studia centopiedi e millepiedi. Manfredi si specializzò nello studio dei miriapodi cavernicoli, descrivendo numerose nuove specie di questi artropodi, specialmente provenienti da grotte italiane. Questo lavoro le valse un grande prestigio nella comunità scientifica internazionale: è ricordata infatti come la “decana dei miriapodologi italiani”, figura di spicco in Europa in questo settore. Pubblicò vari articoli scientifici su riviste specializzate, tra cui l’importante studio “I Miriapodi cavernicoli italiani” (1932), contribuendo alla conoscenza della fauna sotterranea del nostro Paese. La sua doppia competenza – sia nell’idrobiologia sia nella zoologia degli invertebrati – riflette la versatilità e ampiezza dei suoi interessi scientifici.

Nel 1931 Paola Manfredi raggiunse un importante traguardo professionale: fu nominata dirigente (direttrice) dell’Acquario Civico di Milano. Assumere la direzione di un’istituzione scientifica di tale rilievo negli anni Trenta rappresentava un risultato notevole, ancor più considerando che si trattava di una donna in un ruolo tradizionalmente riservato agli uomini. Durante la sua direzione, che si protrasse fino al 1943, l’Acquario Civico divenne un punto di riferimento sia per il pubblico appassionato di scienze naturali sia per i ricercatori nel campo delle scienze acquatiche. Manfredi si prodigò con entusiasmo e professionalità nel conciliare le attività di ricerca scientifica con la gestione pratica dell’acquario e la divulgazione naturalistica verso i visitatori. In questi anni, grazie alla sua guida, l’Acquario organizzò mostre educative e ampliò le proprie collezioni di fauna acquatica, consolidando la propria reputazione come istituto scientifico e didattico di primaria importanza nella città di Milano.

Tuttavia, la sua attività venne bruscamente interrotta dagli eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1943 Milano subì pesanti bombardamenti alleati e l’edificio dell’Acquario Civico fu gravemente danneggiato. Di fatto, l’acquario dovette chiudere al pubblico e sospendere le attività. Paola Manfredi lasciò la direzione attiva dell’Acquario proprio nel 1943, in concomitanza con la distruzione della sede storica. Negli anni successivi al conflitto, l’Acquario rimase chiuso in attesa di restauri; Manfredi però non abbandonò il suo impegno verso l’istituzione. Continuò a lavorare nell’ambito del Museo Civico di Storia Naturale di Milano: dal 1955 al 1959 ricoprì la carica di Vicedirettore del Museo, mettendo la sua lunga esperienza al servizio della riorganizzazione post-bellica delle strutture museali. In questo ruolo, contribuì anche alla pianificazione della ricostruzione dell’Acquario Civico, fungendo da consulente tecnico durante i complessi lavori di restauro e rinnovamento dell’edificio storico. Proprio grazie al suo eccezionale impegno e a quello di altri colleghi (tra cui il prof. Marco De Marchi e, successivamente, il prof. Marco Torchio), l’Acquario poté rinascere: il 7 dicembre 1963 fu inaugurato il rinnovato Acquario Civico di Milano, ricostruito nella sua sede originale dopo vent’anni di chiusura. Questo momento segnò simbolicamente anche il compimento della missione che Paola Manfredi aveva perseguito per anni, ovvero restituire alla città uno dei suoi centri scientifici più amati. Poche settimane dopo quella riapertura, ormai settantaquattrenne, Paola Manfredi si ritirò definitivamente dal servizio attivo, coronando una carriera quasi cinquantennale dedicata alle scienze naturali e alla pubblica divulgazione.

Paola Manfredi morì a quasi cento anni, il 6 maggio 1989 a Monza. La sua lunga vita ha attraversato tutto il ventesimo secolo, e la sua opera ha lasciato un segno profondo sia nella comunità scientifica sia nella cultura dell’acquariofilia italiana. Oltre alle ricerche e all’attività museale, va infatti ricordato il suo contributo come autrice di libri di divulgazione scientifica, attraverso i quali formò generazioni di naturalisti dilettanti, appassionati di acquari e amanti della natura. In riconoscimento del suo valore scientifico, la ricca collezione personale di opuscoli e pubblicazioni di Paola Manfredi (circa 4.500 tra estratti e opuscoli su argomenti zoologici, specialmente sugli artropodi) venne donata intorno al 1990 alla biblioteca del Museo di Storia Naturale di Milano. Ancora oggi, tale raccolta specialistica porta il suo nome (Collezione Miriapodologica Manfredi) ed è conservata come preziosa testimonianza della sua attività di ricerca. Paola Manfredi viene ricordata come zoologa poliedrica, appassionata ricercatrice e comunicatrice scientifica instancabile, una vera pioniera delle donne nelle scienze naturali in Italia.

L’Acquario Civico di Milano nel contesto storico (1906–1963)

L’Acquario Civico di Milano fu inaugurato il 28 aprile 1906 in occasione dell’Esposizione Internazionale di Milano, grande evento fieristico che celebrava l’apertura del Traforo del Sempione. Progettato dall’architetto Sebastiano Locati in eleganti forme liberty, l’acquario era concepito sin dall’origine come una stazione di biologia e idrobiologia applicata annessa al Museo Civico di Scienze Naturali. Era dunque non solo un luogo di svago per il pubblico, ma un vero istituto scientifico dedicato allo studio degli ambienti acquatici. La facciata monumentale, decorata con maioliche a motivi floreali e figure marine, presentava al centro la statua di un tritone (Nettuno) e una grande vasca-fontana popolata da pesci rossi e ninfee – elementi simbolici che sottolineavano la vocazione dell’Acquario quale “tempio” della vita acquatica nella città di Milano. Terminata l’Expo del 1906, l’Acquario Civico fu l’unico padiglione espositivo a essere preservato e a continuare la propria attività, divenendo parte integrante del paesaggio culturale milanese nel primo Novecento. Nel 1908 la struttura si ampliò con l’aggiunta di laboratori scientifici interni, a conferma dell’importanza crescente della ricerca idrobiologica svolta al suo interno.

Quando Paola Manfredi iniziò a lavorarvi nel 1916-1919, l’Acquario Civico era dunque un’istituzione relativamente giovane (circa un decennio di vita), ma già affermata come punto d’incontro tra scienza e divulgazione. Negli anni successivi alla Prima Guerra Mondiale, l’acquario continuò la propria missione di mostrare al pubblico la varietà della fauna e flora acquatica, con vasche dedicate principalmente agli ambienti d’acqua dolce e marini italiani. Il contesto storico dell’epoca non era semplice: da un lato la scienza italiana viveva un periodo di fervore, dall’altro le risorse economiche non erano abbondanti. In questo scenario, Paola Manfredi si inserì portando competenza e passione, aiutando l’Acquario a crescere sia come collezioni sia come attività educative. Lavorando dapprima come assistente e curatrice, contribuì ad arricchire le vasche con nuove specie e a migliorare la manutenzione degli impianti e degli animali. La sua attenzione alla cura degli organismi e alla riproduzione in cattività dimostrò un approccio pragmatico e scientifico insieme: Manfredi studiava i metodi migliori per mantenere i pesci sani in acquario e per farli riprodurre, anticipando pratiche di allevamento e conservazione che sarebbero diventate standard negli anni a venire. Fu tra i primi in Italia, ad esempio, a sperimentare la coltivazione di piante acquatiche robuste nei fondali delle vasche e a comprendere l’importanza di micro-organismi e alghe come parte dell’ecosistema di un acquario.

Nel periodo in cui Paola Manfredi ne assunse la direzione (1931-1943), l’Acquario Civico di Milano attraversò una fase di grande vitalità, nonostante il contesto politico e sociale fosse dominato dal regime fascista e si avvicinasse lo spettro di una nuova guerra mondiale. Manfredi seppe districarsi tra le difficoltà del tempo, mantenendo alta la qualità scientifica dell’istituto. Sotto la sua guida, l’acquario portò avanti sia la ricerca – ad esempio studi sull’ecologia delle acque interne italiane – sia la divulgazione – con visite guidate, pubblicazioni divulgative e la pubblicazione di una Guida dell’Acquario per il pubblico. In quegli anni l’Acquario Civico era uno dei pochissimi in Italia (il terzo più antico d’Europa), e costituiva un orgoglio per la città. Paola Manfredi divenne quindi una figura nota anche al di fuori del ristretto ambito accademico, come “la signora dell’Acquario”, esempio raro di donna al vertice di un’istituzione scientifica.

Purtroppo, la Seconda Guerra Mondiale colpì duramente Milano e il suo patrimonio culturale. Nella notte fra l’8 e il 9 agosto 1943, i bombardamenti aerei devastarono varie zone della città: l’Acquario Civico fu centrato e in gran parte distrutto. Vasche, impianti e collezioni andarono perduti o danneggiati irrimediabilmente; l’edificio stesso rimase in rovina, con mura crollate. Per Paola Manfredi fu un colpo dolorosissimo – l’opera di una vita ridotta in macerie. Ciononostante, appena terminate le ostilità, ella si attivò per promuovere la ricostruzione. I primi lavori di sistemazione dell’edificio iniziarono già nel 1952, ma fu un processo lungo e complesso. Manfredi, nominata vice-direttrice del Museo Civico di Storia Naturale nel 1955, seguì da vicino il progetto di rinascita dell’Acquario. In quegli anni collaborò con l’allora direttore del Museo, il professor Edgardo Moltoni, e con l’ingegnere Piero De Amicis, che curò il progetto architettonico di ricostruzione. I lavori proseguirono per tutti gli anni ’50 e nei primi anni ’60, includendo il ripristino delle decorazioni liberty originali e l’ammodernamento tecnologico delle vasche e dei filtri secondo gli standard contemporanei. Paola Manfredi mise a disposizione la propria esperienza pratica per la progettazione dei nuovi impianti e per la scelta delle specie da inserire nelle vasche, affinché il “nuovo” acquario conservasse lo spirito divulgativo originario ma fosse anche all’altezza delle conoscenze scientifiche più avanzate. Nel marzo 1963 venne nominato un nuovo dirigente dell’Acquario, il prof. Marco Torchio, incaricato di ultimare i preparativi per la riapertura. L’Acquario Civico di Milano riaprì finalmente i battenti il 7 dicembre 1963, esattamente vent’anni dopo la chiusura, tornando ad essere accessibile al pubblico. All’inaugurazione del rinnovato Acquario – restaurato nella sua sede antica ma arricchito da nuovi allestimenti – Paola Manfredi era presente come ospite d’onore: era il coronamento della sua tenacia e della sua dedizione, vedere rinascere l’istituzione che aveva guidato e amato per tanti anni.

Libri e pubblicazioni principali

Oltre all’attività museale e di ricerca, Paola Manfredi fu un’instancabile divulgatrice. Scrisse diversi libri rivolti sia agli specialisti sia al grande pubblico, attraverso i quali diffuse conoscenze di biologia, ecologia e acquariofilia. Di seguito elenchiamo le sue opere principali, con una breve descrizione dei contenuti:

  • Vita segreta delle piante e degli animali. Divoratori e benefattori (1946): Pubblicato nell’immediato dopoguerra, questo testo affronta in modo divulgativo il tema degli organismi considerati “utili” e “dannosi” nell’ecosistema, sia vegetali sia animali. Manfredi esplora il delicato equilibrio naturale tra specie “benefattrici” (ad esempio insetti impollinatori, animali utili all’uomo) e specie “divoratrici” o infestanti, sfatando pregiudizi e raccontando aneddoti scientifici. Scritto con linguaggio accessibile, il libro rispecchia l’intento educativo dell’autrice nel guidare il lettore a comprendere il ruolo ecologico di ogni creatura. È un testo che anticipa concetti di ecologia e lotta biologica, invitando a vedere piante e animali come parte di una rete interconnessa più che come buoni o cattivi. Uscì in una collana divulgativa dell’editore Ulrico Hoepli o in estratto autonomo, riscuotendo interesse in un’Italia desiderosa di conoscenza dopo la guerra.
  • I pesci ornamentali e l’allevamento del pesce rosso (prima edizione 1934, riedito nel 1952): Si tratta probabilmente dell’opera più celebre di Paola Manfredi nell’ambito dell’acquariofilia. Il manuale, pubblicato inizialmente intorno al 1934 e ristampato nel 1952 dall’editore Antonio Vallardi, è uno dei primissimi libri italiani dedicati all’allestimento e alla cura degli acquari domestici. Scritto in uno stile chiaro e appassionato, il volume insegna al lettore come creare un acquario stabile e sano: dalla scelta di una vasca di dimensioni adeguate, alla preparazione del fondo con sabbia e piante acquatiche rustiche, fino alla selezione di pesci ornamentali robusti e adatti alla riproduzione in cattività (in primis il pesce rosso, Carassius auratus). Manfredi insiste su nozioni fondamentali – evitare le classiche bocce di vetro per i pesci rossi, garantire ripari e vegetazione, alimentare in modo corretto – anticipando di decenni i principi di base dell’acquariofilia moderna. Particolarmente preziose nel manuale sono le sezioni sulle malattie dei pesci e i relativi rimedi, frutto dell’esperienza diretta dell’autrice, nonché le “note storiche” sull’allevamento del pesce rosso in Cina e Giappone, inserite come curiosità culturali. Il tono pratico e al contempo scientifico fece di questo libro un riferimento fondamentale per i dilettanti naturalisti dell’epoca. Nella sua struttura, l’opera comprende capitoli sulla forma e manutenzione dell’acquario, sulle piante d’acquario, sulle diverse specie di pesci ornamentali, sulla loro alimentazione e sulle malattie più comuni. Ancora oggi, quest’opera viene considerata un classico della letteratura acquariofila italiana dei primi del Novecento.
  • Vita dei pesci (Milano, Vallardi 1956): In questo libro, pubblicato nella collana “Il Prisma” dell’editore A. Vallardi, Paola Manfredi offre un affresco completo sul mondo dei pesci, combinando rigore scientifico e finalità divulgative. L’opera – destinata a un pubblico di lettori curiosi, studenti e appassionati di natura – spiega l’anatomia, la fisiologia e il comportamento dei pesci in maniera accessibile. L’autrice descrive le varie forme dei pesci, gli adattamenti all’ambiente acquatico, le strategie alimentari, riproduttive e difensive, attingendo sia alla fauna ittica italiana sia a esempi esotici. Particolare attenzione è dedicata alla vita dei pesci d’acqua dolce, dato l’interesse maturato da Manfredi nell’idrobiologia delle acque interne. Pur essendo un testo divulgativo, Vita dei pesci non rinuncia all’accuratezza: include schede sulle principali specie, illustrazioni in bianco e nero e tavole fuori testo a colori (tratto tipico delle pubblicazioni Vallardi dell’epoca). Il successo di questo libro fu tale che venne ristampato e aggiornato negli anni seguenti – un’edizione ampliata uscì per il Saggiatore nel 1967 – divenendo un riferimento nell’educazione scientifica popolare dell’Italia del dopoguerra. Con Vita dei pesci, Paola Manfredi contribuì a diffondere una maggiore sensibilità verso gli ambienti acquatici e i loro abitanti, fornendo conoscenze che potevano essere applicate anche nella gestione responsabile di acquari e nella tutela delle acque.
  • Microscopia per il naturalista dilettante (prima ed. ca. anni ’50, III edizione Hoepli 1987): Frutto della vasta esperienza scientifica di Manfredi, questo manuale è dedicato all’uso del microscopio nell’osservazione della natura. Pubblicato per la prima volta a metà Novecento e più volte aggiornato (la terza edizione è del 1987, Ulrico Hoepli Editore), il libro si rivolge agli appassionati di scienze naturali – studenti, hobbisti, insegnanti – che vogliono imparare a utilizzare il microscopio ottico per investigare il microcosmo. Nella prima parte, l’autrice descrive il funzionamento dello strumento, le sue parti ottiche e meccaniche, fornendo istruzioni pratiche su come preparare i vetrini, regolare l’illuminazione e ottenere immagini nitide. La trattazione è volutamente chiara ed elementare, arricchita da schemi e disegni esplicativi, in modo da guidare anche chi parte da zero. Nella seconda parte del volume, Manfredi passa in rassegna una serie di “mondi nascosti” alla vista normale ma rivelati dal microscopio: abitatori delle acque dolci (microrganismi planctonici, rotiferi, microcrostacei), abitatori del mare (piccoli molluschi, larve, diatomee), parassiti, e così via. Vengono suggeriti percorsi di osservazione – definiti nel sommario come “vagabondaggi” microscopici – che spaziano dai protozoi alle cellule vegetali, dai tessuti animali ai minuscoli invertebrati. Manfredi sottolinea l’importanza di questi esseri minuti nell’economia della natura, trasmettendo al lettore lo stupore della scoperta scientifica. Nelle edizioni successive, il manuale fu aggiornato con nuovi paragrafi, ad esempio sull’ecologia della fauna interstiziale (organismi che vivono negli spazi tra i granelli di sabbia), ambito poco noto ma di grande interesse su cui l’autrice volle richiamare l’attenzione. Microscopia per il naturalista dilettante è quindi sia un prontuario tecnico, sia un invito ad esplorare il mondo invisibile intorno a noi. Nelle “Note biografiche” al testo, Hoepli ricorda come Paola Manfredi avesse diretto l’Acquario e il Museo di Storia Naturale di Milano, unendo competenze di zoologa e grande passione divulgativa – qualità che traspaiono chiaramente da ogni pagina di questo libro.

Eredità e riconoscimenti

Paola Manfredi è considerata oggi una figura di rilievo nella storia delle istituzioni scientifiche milanesi e nella divulgazione naturalistica italiana. La sua vicenda professionale – quasi mezzo secolo dedicato al Museo e all’Acquario Civico di Milano – incarna l’evoluzione stessa di queste istituzioni attraverso il Novecento, tra splendore, distruzioni belliche e rinascite. Come zoologa e direttrice, Manfredi aprì la strada ad altre donne nel campo museale e accademico: in tempi in cui le posizioni apicali per le donne di scienza erano rarissime, il suo esempio dimostrò che era possibile raggiungere ruoli di responsabilità. Il fatto che, dopo il suo pensionamento, altre donne abbiano intrapreso carriere scientifiche nel Museo di Milano (ad esempio l’entomologa Delfina Guiglia, la geologa Margherita Faustini e altre) è anche parte di quell’eredità di emancipazione.

Dal punto di vista scientifico, Paola Manfredi viene ricordata per i suoi contributi all’idrobiologia (lo studio delle acque interne e dei loro organismi) e alla miriapodologia, ambiti nei quali descrisse specie nuove e raccolse importanti collezioni tuttora conservate. Alcuni taxa di centopiedi o millepiedi portano il suo nome in onore delle sue scoperte. Il Museo Civico di Storia Naturale di Milano conserva, come menzionato, la Collezione Manfredi di opuscoli sugli artropodi e in particolare sui miriapodi, risorsa bibliografica preziosa per gli studiosi. Inoltre, presso l’Acquario Civico di Milano è allestita una piccola esposizione permanente che celebra le figure chiave della sua storia: qui un pannello è dedicato proprio a Paola Manfredi, definendola una “pioniera delle scienze naturali al femminile” e ricordando il suo manuale sugli acquari come uno dei primi pubblicati in Italia.

Nel campo dell’acquariofilia, Manfredi è venerata come una antesignana: i suoi libri e consigli, per quanto oggi possano apparire datati nello stile, contengono principi di base validi ancora nel presente (come l’importanza di ricreare un ecosistema equilibrato in acquario, la responsabilità verso gli animali tenuti in cattività, ecc.). Acquariofili e naturalisti dilettanti contemporanei riconoscono il valore storico dei suoi scritti: copie di I pesci ornamentali… o di Vita dei pesci sono ricercate dai collezionisti di libri vintage, e riviste specializzate talvolta ne citano ancora i contenuti pionieristici. Anche la comunità speleologica ricorda Paola Manfredi per i suoi studi sui fauna cavernicola, pubblicati negli Atti della Società Italiana di Scienze Naturali e in altre sedi fin dagli anni ’30.

Infine, l’eredità di Paola Manfredi è tangibile ogni giorno nelle istituzioni che lei ha servito. L’Acquario Civico di Milano, oggi rinnovato e modernizzato, continua la duplice missione di ricerca e divulgazione che Manfredi tanto promosse. Il Museo di Storia Naturale, dal canto suo, mantiene nel proprio staff la figura del curatore delle collezioni idrobiologiche e di acquario, ruolo che fu in un certo senso creato dalla nostra zoologa. A livello cittadino, il nome di Paola Manfredi figura tra le personalità eminenti della cultura scientifica milanese del Novecento. Con la sua vita lunga un secolo, attraversata da passione per la natura, rigore e spirito divulgativo, Paola Manfredi ha lasciato un esempio luminoso di dedizione alla scienza e al bene pubblico.

Fonti

Cesare Conci, “La Biblioteca del Museo di Storia naturale di Milano”, Biblioteche Oggi, giugno 2005 – p. 38 (nota sulla donazione del fondo Paola Manfredi e cenni biografici)bibliotecheoggi.it.

Forum Acquariofiliafacile.it, discussione “Antichità acquariofile” (post del 09/03/2022 di utente Platyno75) – citazione da Lombardia Beni Culturali sulle note storico-critiche relative a Paola Manfrediacquariofiliafacile.it.

Atti Soc. Ital. Sci. Nat. e Museo Civ. Stor. Nat. Milano, vol. 121 (1980), commemorazione di Edgardo Moltoni – dettagli sulla ricostruzione dell’Acquario Civico e ruolo di P. Manfrediarchive.orgarchive.org.

Mattia Ceruti, “Quattro passi all’Acquario Civico di Milano”, blog Di pagine e di bestie, 10 agosto 2021 – aneddoti sulla visita all’Acquario e cenni sul manuale di Paola Manfredi del 1934 espostodipagineedibestie.comdipagineedibestie.com.

Mattia Ceruti, “Agli albori dell’acquariofilia italiana: il manuale di Paola Manfredi…”, Di pagine e di bestie, 8 giugno 2022 – recensione dettagliata del libro I pesci ornamentali e l’allevamento del pesce rossodipagineedibestie.comdipagineedibestie.comdipagineedibestie.com.

Ulrico Hoepli Editore – scheda libro Microscopia per il naturalista dilettante, III ed., 1987 (Note biografiche e descrizione)hoeplieditore.ithoeplieditore.it.

International Society of Myriapodology – necrologio “Paola Manfredi (1889–1989)” (In memoriam), Myriapodology.org, 1990 – informazioni biografiche in inglese.

Wikimedia Commons – fotografia d’epoca “Veduta dell’edificio dell’acquario all’Esposizione di Milano del 1906” (Società Edit. Foto-Eliografica)commons.wikimedia.org.

IBS.it – scheda libro usato “Vita segreta delle piante e degli animali. Divoratori e benefattori” (indicazione anno 1946)ibs.itibs.it.

Wikidata/Wikipedia – riferimenti vari (date, ruoli) come da progetto WikiDonne/Women in Redbmig.org.uk.

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