Autore: Paola Manfredi
Editore: Vallardi
Anno: 1952 (prima edizione del 1934)
Formato: Volume illustrato, copertina rigida
Il volume, pubblicato originariamente neòl 1934 e riproposto nel 1952, è un agile manuale di 99 pagine arricchito da 65 illustrazioni in bianco e nero. Scritto dalla zoologa milanese Paola Manfredi, il libro rappresenta uno dei primi testi italiani di acquariologia moderna. I pesci ornamentali offre ai lettori una trattazione completa e appassionata sull’allestimento e la gestione di acquari d’acqua dolce, con particolare attenzione all’allevamento del pesce rosso. Nel seguito esamineremo la struttura dell’opera, i temi principali, l’approccio dell’autrice, il linguaggio utilizzato, la presenza di eventuali apparati (come immagini, tabelle o glossari) e il valore storico-tecnico di questo manuale per gli acquariofili esperti. Verranno infine evidenziati gli elementi oggi superati e in che modo il testo risulti ancora utile o interessante per gli specialisti del settore.
Struttura e argomenti del volume
Il manuale si presenta suddiviso in sezioni tematiche che guidano il lettore dalla preparazione dell’acquario fino alla cura quotidiana dei pesci. I principali argomenti trattati includono:
- Allestimento dell’acquario: istruzioni concise per scegliere una vasca di dimensioni adeguate, approntare un fondo naturale (fertile o inerte a seconda delle esigenze) e piantumare specie vegetali rustiche adatte al clima italiano. L’autrice raccomanda vasche ampie e semplici, bandendo le bocce e i contenitori minuscoli, già allora considerati inadeguati al benessere dei pesci. Vengono forniti consigli pratici sul posizionamento dell’acquario e sulla luce, raccomandando di non lesinare sull’illuminazione artificiale per favorire la crescita delle piante.
- Scelta e allevamento delle specie ornamentali: presentazione di pesci adatti all’acquario domestico, privilegiando specie robuste e prolifiche. Manfredi suggerisce di iniziare con pesci resistenti e di facile riproduzione, come i Poecilidi (ad esempio Poecilia reticulata, il Guppy) e soprattutto la Gambusia affinis, definita ironicamente il pesce “a costo quasi zero” per la sua capacità di prosperare anche in piccoli acquari economici. Ampio spazio è dedicato al pesce rosso (Carassius auratus), considerato dall’autrice una creatura affascinante, robusta ma spesso maltrattata per ignoranza. Il libro ne descrive l’allevamento ottimale: una vasca di almeno 100 litri con fondo di ghiaia, piante (anche galleggianti) e un piccolo branco omogeneo per stimolare comportamenti naturali e la riproduzione. Questa attenzione al fabbisogno di spazio dei Carassius anticipa concetti di benessere animale che ancora oggi molti trascurano.
- Nutrizione e cibo vivo: indicazioni sull’alimentazione equilibrata dei pesci, con preferenza per alimenti freschi. Il manuale include una sezione su come allevare in casa il cibo vivo – piccoli invertebrati acquatici come dafnie, larve di zanzara ecc. – in modo da fornire una dieta varia e naturale ai pesci. Questa parte pratica incoraggia l’autoproduzione di mangimi vivi, illustrando metodi semplici e alla portata dell’hobbista per coltivare microorganismi e piccoli crostacei utili all’ecosistema della vasca.
- Gestione dell’ecosistema in miniatura: Manfredi adotta un approccio naturalistico, sottolineando l’importanza di creare un ecosistema bilanciato nell’acquario. Viene dedicata attenzione alla flora algale e alla microfauna presente nel fondo e nelle piante, considerandole elementi preziosi per il benessere complessivo: alghe, infusori e altri microorganismi forniscono rifugio e cibo naturale ai pesci, contribuendo a un acquario “verace” a fini didattici e naturalistici, più che meramente ornamentali. L’autrice insiste su un carico biologico adeguato: non sovrappopolare la vasca è uno dei principi cardine, così come evitare cambi d’acqua drastici che possano destabilizzare l’equilibrio chimico. Queste raccomandazioni figurano in un elenco di “sedici regole” per la corretta conduzione dell’acquario disseminate nel testo, brevi precetti pratici (ad es. non sovraffollare, non cambiare più di 1/5 dell’acqua alla volta, non lesinare luce, evitare sbalzi termici, etc.) volti a prevenire errori comuni.
- Riproduzione e cenni di genetica: per alcune specie viene descritto il comportamento riproduttivo e come favorirne la deposizione e crescita dei piccoli. Trattandosi di un testo scritto da una biologa attiva nel campo della genetica, non mancano riferimenti scientifici di base, come accenni alla selezione degli esemplari e alla variazione delle livree nel pesce rosso attraverso incroci selettivi (tema in cui l’autrice, che istituì la prima cattedra di genetica in Italia, aveva particolare competenza).
- Malattie dei pesci e loro cura: una sezione affronta le principali patologie ittiche riscontrabili in acquario. Manfredi sfata l’idea popolare che i pesci “non si ammalino mai”: «il detto “sano come un pesce” è falso; perché i pesci – non meno di tutti gli altri viventi – sono soggetti a imperfezioni o malattie…». Vengono elencati sintomi di malattie comuni, parassitarie o batteriche, e suggerite misure di prevenzione e trattamento allora disponibili. Questa parte del libro – dedicata a un ambito poco considerato all’epoca – testimonia l’approccio scientifico dell’autrice, attenta alla salute degli animali al pari di qualsiasi altro allevatore professionale.
Come si vede, la struttura del volume copre in modo organico tutti gli aspetti fondamentali dell’acquariofilia: dall’allestimento tecnico (vasca, luci, piante) alla gestione biologica (ecosistema acquatico, alimentazione naturale, controllo delle malattie), con focus specifici su pesci emblematici come il Carassius auratus. Il sottotitolo “…e l’allevamento del pesce rosso” sottolinea infatti il rilievo dato a questa specie, ma il manuale tratta anche di altri pesci ornamentali allora disponibili, offrendo una panoramica ampia seppur concentrata in meno di 100 pagine.
Approccio metodologico e stile divulgativo
Una caratteristica saliente del libro di Manfredi è il suo equilibrio tra rigore scientifico e spirito pratico. L’autrice era una zoologa di formazione accademica, e ciò traspare nell’accuratezza delle informazioni biologiche fornite. Tuttavia il testo è concepito come manuale divulgativo per appassionati: il tono è chiaro, diretto e motivante, accessibile anche ai non specialisti. Le istruzioni vengono presentate in forma concisa ed essenziale, senza divagazioni superflue, ma al contempo rivelano un grande entusiasmo per la materia e una volontà di condividere conoscenze aggiornate per l’epocad. Questo stile lo rende una lettura scorrevole e coinvolgente, lontana dal gergo eccessivamente tecnico.
Dal punto di vista metodologico, Manfredi adotta un impostazione didattica: ogni capitolo costruisce le basi per il successivo, partendo dai principi generali (come creare un ambiente acquatico equilibrato) per arrivare a consigli via via più specifici (come allevare una certa specie o trattarne le malattie). L’autrice spesso contestualizza storicamente le pratiche descritte: ad esempio, nella sezione sul pesce rosso fornisce note storiche sulla sua domesticazione e sulle antiche varietà cinesi, mentre altrove richiama esperimenti scientifici di allevamento condotti nei decenni precedenti. Ciò arricchisce il manuale di curiosità e riferimenti culturali, senza appesantirne la lettura.
Il linguaggio risente leggermente del periodo in cui fu scritto (anni ’30-’50): è formale ma non pedante, con termini scientifici spiegati con cura. Alcune denominazioni tassonomiche dei pesci potrebbero oggi essere desuete o cambiate (ad esempio, il genere Brachydanio oggi riclassificato come Danio), ma nel complesso la comprensibilità rimane intatta. Manfredi fa largo uso di imperativi ed esortazioni (specie nelle “regole d’oro” per l’acquariofilo), adottando quasi il tono di un’esperta mentore che guida il principiante: “non sovrappopolate l’acquario”, “non trascurate la luce”, “abolite le bocce troppo piccole”, ecc. Questo approccio prescrittivo, comune nei vecchi manuali, trasmette autorevolezza e al contempo passione, coinvolgendo il lettore a seguire buone pratiche comprovate.
In sintesi, l’approccio dell’opera è pragmatico e scientifico insieme. La dott.ssa Manfredi riesce a comunicare principi di biologia acquatica in modo semplice, inserendo frequenti consigli pratici derivati dalla sua esperienza diretta. Il risultato è un testo divulgativo classico, che educa il lettore fornendo sia la conoscenza del perché (spiegazioni scientifiche) sia il saper fare (istruzioni passo-passo). Questo stile lo rendeva fruibile tanto dal dilettante assoluto quanto dall’acquariofilo più navigato in cerca di una sistematizzazione delle proprie conoscenze.
Illustrazioni, tabelle e apparati del volume
Nonostante il formato tascabile, I pesci ornamentali è arricchito da un apparato iconografico notevole per l’epoca. La scheda editoriale riporta 65 figure in nero nel testo: si tratta presumibilmente di fotografie e incisioni in bianco e nero che raffigurano pesci, piante acquatiche, attrezzature e viste di acquari allestiti. Il collezionista che ha esaminato una copia del 1960 menziona “incisioni e fotografie, che illustrano vasche, piante e pesci”, evidenziando la qualità artistica e informativa di queste immagini d’epoca. Le figure fungono da supporto visivo ai temi trattati: ad esempio, potrebbero mostrare la corretta disposizione di piante in vasca, specie ittiche citate nel testo (come il pesce paradiso, il neon o il guppy) o attrezzature di base disponibili all’epoca.
Il volume include inoltre alcune tabelle e diagrammi a scopo esplicativo. Sebbene non esplicitamente documentato nelle fonti aperte, è plausibile che vi siano schemi semplici – ad esempio una tabella riassuntiva delle “sedici regole” per la gestione dell’acquario, oppure diagrammi sul ciclo dell’acqua e la filtrazione biologica naturale attraverso piante e batteri. Trattandosi di un testo sintetico, gran parte delle informazioni sono integrate nel corpo principale, ma l’ultima manciata di pagine (le fonti indicano 99 + (5) pagine totali) potrebbe ospitare appendici. Possibili appendici includono un breve glossario dei termini tecnici incontrati (nomi scientifici di pesci e piante, termini di chimica dell’acqua, ecc.) o un indice analitico per facilitare la consultazione rapida degli argomenti. In mancanza del testo completo non possiamo confermarlo, ma l’organizzazione tipica dei manuali Vallardi dell’epoca prevedeva spesso un piccolo indice dei termini e talvolta pagine pubblicitarie finali.
Quello che è certo è che l’apparato illustrativo riveste un ruolo importante nell’opera, rendendo più chiari i consigli pratici. Le immagini in bianco e nero, pur “vintage”, aggiungono fascino e contribuiscono al carattere divulgativo: in assenza di internet e video, erano fondamentali per mostrare ai lettori come doveva apparire un acquario ben tenuto, quali fossero le piante acquatiche consigliate o l’aspetto sano di un pesce. Anche per il pubblico odierno di acquariofili, queste illustrazioni costituiscono una preziosa testimonianza storica: permettono di vedere con occhi dell’epoca le specie e le tecniche allora disponibili.
Non risultano presenti, data la brevità del libro, né fotografie a colori (impensabili nel 1934-52 per un manuale popolare) né un apparato bibliografico esteso. Tuttavia, l’autrice potrebbe citare nel testo alcuni riferimenti a studi scientifici o a esperienze di altri acquariofili pionieri, integrandoli narrativamente più che sotto forma di bibliografia formale. L’insieme di testo e immagini crea dunque un volumetto autosufficiente, pensato per essere consultato all’occorrenza dall’appassionato mentre allestisce o cura la propria vasca.
Rilevanza storica e tecnica per gli acquariofili esperti
Dal punto di vista storico, I pesci ornamentali di Paola Manfredi occupa un posto di rilievo come primo manuale organico di acquariologia scritto in italiano. Pubblicato per la prima volta nel 1934, quando l’acquariofilia era agli albori in Italia, il libro ha anticipato molte pratiche moderne e ha contribuito a diffondere questo hobby scientifico presso un pubblico più vasto. La stessa definizione di “pesci ornamentali” nel titolo segna un’epoca in cui tenere pesci in casa era una curiosità didattica più che un passatempo di massa. Manfredi, forte della sua esperienza come direttrice dell’Acquario Civico di Milano (carica che ricoprì negli anni ’30), trasferisce nel libro un bagaglio di conoscenze fino ad allora riservate agli ambiti accademici o agli appassionati più facoltosi.
Per gli acquariofili esperti, l’opera riveste interesse su più livelli:
- Valore pionieristico: Offre uno spaccato delle conoscenze tecnico-scientifiche disponibili negli anni ’30 in materia di acquariologia. Studiare oggi questo manuale permette di comprendere come venivano affrontati temi quali la filtrazione (affidata in gran parte alle piante e ai cambi parziali d’acqua), l’illuminazione (lampade incandescenti e luce naturale controllata) o il controllo della qualità dell’acqua (in un’epoca antecedente ai test chimici di facile uso). Si rimane colpiti da quanto fossero avanzati alcuni concetti: ad esempio, la netta condanna delle bocce per pesci rossi e la raccomandazione di ampi volumi d’acqua per il loro benessere, principi che solo decenni dopo diventeranno patrimonio comune di ogni hobbista.
- Influenza duratura: Il manuale di Manfredi, ristampato nel 1952 e aggiornato almeno fino al 1960, ha formato generazioni di appassionati. Pur essendo un testo breve, ha funzionato da riferimento fondamentale per chiunque volesse allestire un acquario in casa in quegli anni. Molti acquariofili esperti di oggi potrebbero ritrovare nelle pagine di I pesci ornamentali i medesimi consigli che magari impararono dai loro mentori o da manuali successivi: questo perché l’opera fissò dei punti fermi (es. importanza delle piante vere, moderazione nella popolazione, uso di cibo vivo, attenzione alle malattie) che sono stati ripresi da letteratura successiva. In un certo senso, Manfredi ha gettato le basi dell’acquariofilia italiana, e comprenderne il testo aiuta a capire l’evoluzione storica di tecniche e filosofie gestionali.
- Approccio “naturale” ante litteram: Oggi c’è una corrente nell’acquariofilia avanzata che promuove acquari low-tech e bilanciati naturalmente (metodo Walstad, biotopi, ecc.). Il libro di Manfredi può essere visto come un precursore di questa filosofia: l’acquario come ecosistema in miniatura più che come vetrina estetica. Gli esperti contemporanei possono trarre ispirazione dal minimalismo efficace proposto dall’autrice – vasche semplici, robuste, senza gadget superflui – rivalutando soluzioni come la fertilizzazione naturale del fondo, l’uso di luci non eccessive ma sufficienti, la coesistenza controllata di alghe e microfauna. In un’era di alta tecnologia, riscoprire i metodi di un tempo può stimolare un approccio più sostenibile e una comprensione più profonda dei cicli ecologici in vasca.
- Documentazione storica sulle specie ornamentali: Per lo specialista, il libro fornisce dettagli su quali specie di pesci erano note e allevate negli anni ’30-’50 in Italia. Ad esempio, Manfredi menziona la Gambusia affinis come pesce diffusissimo e utile, mentre oggi questa specie (introdotta a scopi anti-zanzara) è considerata invasiva e poco usata in acquario. Il testo probabilmente cita anche altre specie “classiche” dell’acquariofilia primordiale: il Pesce paradiso (Macropodus), i Barbi e i Danio (indicati col vecchio nome Brachydanio), i Neon appena scoperti in quegli anni, i Portaspada (Xiphophorus) ecc. Confrontare la lista di specie e le osservazioni sulle loro abitudini con le conoscenze odierne può essere estremamente interessante per uno zoologo o un acquariofilo esperto: si nota come certe descrizioni etologiche fossero acute e ancora valide, mentre altre (magari limitate dall’esperienza dell’epoca) possono essere state superate da studi successivi.
In definitiva, I pesci ornamentali non è soltanto un libro “vintage” da collezione, ma un riferimento storico-scientifico. Gli acquariofili esperti vi troveranno le radici della propria disciplina, scoprendo quanto fosse avanti la sua autrice nel promuovere un approccio rispettoso e consapevole verso gli animali acquatici. È un testo che ricorda come l’acquariofilia nasca non dal desiderio di arredo o moda, ma dalla curiosità naturalistica e dalla passione per la vita acquatica, valori che gli esperti di oggi continuano a condividere.
Elementi superati e attualità del testo
Dopo oltre 80 anni, è naturale che alcune parti del manuale di Manfredi risultino scientificamente o tecnicamente superate. L’acquariofilia ha fatto progressi enormi, disponendo oggi di conoscenze e strumenti impensabili all’epoca. Tra gli elementi del libro che possono considerarsi obsoleti segnaliamo:
- Tecnologia e attrezzature: Il libro fu scritto in un’era pre-filtri elettrici compatti, riscaldatori termostatati e lampade fluorescenti/LED. Le soluzioni proposte (ad es. uso di piante per ossigenare, illuminazione naturale o lampade ad incandescenza, riscaldamento tramite stufe ambientali) riflettono i mezzi disponibili allora. Oggi questi aspetti sono gestiti con apparecchi dedicati più efficienti; tuttavia, l’assenza di tecnologia spinta nel manuale è anche ciò che lo rende affascinante: dimostra come sia possibile allevare pesci con mezzi semplici, compensando con attenzione e conoscenza della biologia. Gli acquariofili moderni dovranno leggere in controluce questi capitoli, adattandoli al contesto odierno (ad esempio, comprendendo che un “fondo fertile” all’epoca si otteneva con terra di giardino o fanghi, mentre oggi esistono substrati tecnici bilanciati).
- Chimica dell’acqua e filtrazione: Concetti come il ciclo dell’azoto, la nitrificazione batterica e il controllo preciso di pH/GH/KH erano solo parzialmente divulgati negli anni ’30. Manfredi certamente conosceva i principi base (ammoniaca tossica trasformata in nitriti e nitrati), ma nel testo destinato ai dilettanti potrebbe aver semplificato questi aspetti, confidando nel buon senso di evitare eccessi e nel ruolo delle piante. Oggi sappiamo misurare e tamponare chimicamente l’acqua, usare filtri biologici maturi, etc. Questo non sminuisce i consigli del libro – molti dei quali, come evitare di sovraccaricare la vasca e fare soli cambi parziali modesti, miravano proprio a mantenere stabile la chimica – ma va detto che alcune spiegazioni scientifiche sono datate o incomplete rispetto alle conoscenze attuali di microbiologia acquatica.
- Nomenclatura e tassonomia: La classificazione scientifica di pesci e piante è in continua evoluzione. Diversi nomi citati nel volume potrebbero non corrispondere più a quelli in uso (ad esempio Lebistes reticulatus era il nome del Guppy, oggi Poecilia reticulata). Gli specialisti leggeranno quindi con occhio critico la parte tassonomica, traducendo i vecchi nomi nei corrispettivi moderni. Anche eventuali nozioni di genetica presenti nel testo risalgono a prima della scoperta del DNA: sebbene l’autrice fosse all’avanguardia (fondatrice di un centro di genetica nel 1940), alcune teorie potrebbero essere superate o espresse con termini d’epoca (ad es. “ereditarietà dei caratteri acquisiti” era ancora dibattuta allora).
- Specie esotiche disponibili: Negli anni ’50 il panorama dei pesci d’acquario era limitato rispetto a oggi. Alcune specie comunissime oggi (es. molti Caracidi, Ciclidi nani, Loricaridi ecc.) non erano importate o erano rarità. Il libro quindi non tratta specie oggi popolari semplicemente perché non facevano parte dell’hobby all’epoca. Ciò lo rende parziale dal punto di vista del moderno acquariofilo – ad esempio non si troveranno indicazioni su Discus, su pesci tropicali marini o invertebrati d’acquario – ma questo è intrinseco alla sua collocazione storica.
Nonostante questi limiti, gran parte dei consigli del manuale rimane sorprendentemente attuale. Le “regole” di base delineate da Manfredi – evitare il sovraffollamento, garantire luce e piante, alimentare con parsimonia e qualità, osservare attentamente i pesci per coglierne i segnali di stress o malattia, mantenere l’acqua pulita con cambi regolari ma non eccessivi – sono tutti precetti che un acquariofilo esperto del 2025 continuerebbe a sottoscrivere. In alcuni casi potremmo addirittura dire che il manuale era in anticipo sui tempi: ad esempio, l’enfasi sul benessere del pesce rosso in vasche grandi e la condanna delle bocce precedono di decenni le moderne campagne di sensibilizzazione su questo tema.
Il testo può dunque essere ancora utile agli specialisti come promemoria dei fondamenti. Certo, non lo si consulterà per imparare le ultime tecniche di aquascaping o per gestire un filtro a zainetto, ma offre una prospettiva essenziale: ricorda che alla base dell’acquariofilia ci sono la conoscenza della natura e il rispetto per gli animali acquatici. In un’epoca in cui il mercato propone infinite soluzioni tecnologiche, un esperto può trovare ispirazione nel ritorno alla semplicità consigliato da Manfredi, magari integrandolo con le moderne innovazioni. Inoltre, leggere oggi I pesci ornamentali aiuta a sviluppare un senso critico: confrontare ciò che è cambiato e ciò che è rimasto uguale fornisce una comprensione più profonda del perché certi protocolli attuali esistono (ad esempio, ora cambiamo più del 20% d’acqua in sicurezza perché sappiamo dechlorare e pareggiare i parametri; Manfredi lo sconsigliava perché senza tali accortezze avrebbe fatto danni).
In conclusione, sebbene alcuni contenuti siano superati, il manuale conserva una validità di fondo. È al contempo un prezioso reperto storico e un compendio di buon senso acquariofilo. Per gli specialisti, rappresenta un ponte tra passato e presente: sfogliandolo si può apprezzare quanta strada è stata fatta, ma anche recuperare qualche perla di saggezza che l’entusiasmo tecnologico odierno a volte fa dimenticare.
Fonti
Mattia Ceruti – Agli albori dell’acquariofilia italiana: il manuale di Paola Manfredi, tra pesci e altre meraviglie acquatiche (articolo del blog “di Pagine e di Bestie”, 8 giugno 2022). Questo autore offre una recensione appassionata del manuale, avendone esaminato una copia del 1960, e ne riassume contenuti e spirito
Scheda IBS – I Pesci Ornamentali e l’allevamento del pesce rosso (ristampa 1952). Fornisce dettagli bibliografici e fisici sull’opera: numero di pagine, illustrazioni e collana editoriale
Fonti bibliotecarie: Il catalogo del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN) conferma la pubblicazione del libro presso Vallardi (Milano) nel 1934, con riedizioni negli anni successivi. Una copia è, ad esempio, conservata presso la Biblioteca del Seminario Vescovile di Treviso. Altre biblioteche italiane posseggono il volume (consultabili tramite OPAC SBN). Inoltre, una copia della prima edizione è esposta al pubblico presso l’Acquario Civico di Milano come pezzo storico.

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